Halan M. Krumholz, MD, SM , Published in Journal Watch Cardiology, November 4, 2012
Ci sono sempre più indizi che i pazienti con diabete e malattia coronarica multivasale stanno meglio dopo bypass aorto-coronarico (CABG) che dopo intervento coronarico percutaneo (PCI).
Tuttavia, le limitazioni metodologiche, degli studi rilevanti e la necessità di follow up a lungo termine, in un’epoca di rapida evoluzione della tecnologia di stent, hanno alimentato dubbi persistenti. Per affrontare questi problemi, il National Heart, Lung, and Blood Institute hanno sponsorizzato uno studio che coinvolge 1.900 pazienti (età media, 63 anni; circa 70% uomini) con diabete e più del 70% stenosi in due o più arterie coronarie principali. I pazienti randomizzati con PCI, hanno ricevuto stent medicati e tutti i pazienti hanno ricevuto la terapia medicamentosa secondo le stesse linee guida consigliate. L’outcome primario era : mortalità per qualsiasi causa, per infarto del miocardio (MI), e per ictus.
A 5 anni, il tasso di outcome primario era significativamente più alto nel gruppo PCI rispetto al gruppo CABG (26,6% vs 18,7%, p = 0,005). Le curve hanno già cominciato a discostarsi dopo 2 anni ed in seguito sono sempre aumentati con il tempo. Considerati separatamente, i tassi di morte ed infarto miocardico erano significativamente più alti nel gruppo PCI rispetto al gruppo CABG (16,3% vs 10,9% e il 13,9% vs 6,0%, rispettivamente), ma il tasso di ictus era più alta nel gruppo CABG rispetto nel gruppo PCI (5,2% vs 2,4%).
Commento: Questo studio ha prodotto un risultato contrastante: da una parte un vantaggio sostanziale di by-pass aorto-coronarico rispetto all’intervento coronarico percutaneo nei pazienti con diabete e malattia coronarica per quanto riguarda sia morte di tutte le cause sia eventi ischemici miocardici. L’eccesso di rischio per l’ictus, tuttavia, può dare qualche inquetudine su determinati pazienti.
Risulta quindi importante fare delle scelte oculate a dipendenza della tipologia del paziente.